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Pieve di Santa Maria Assunta – Soncino

La Pieve di Santa Maria Assunta, la più antica sede pievana della diocesi di Cremona, ha origini che risalgono probabilmente al V secolo.


Si sa che nel 605, dopo la conquista longobarda di Cremona, il vescovo Anselmo fuggì dalla città e trovò rifugio nella pieve di Soncino, dove rimase fino al 615. Nell’anno 828, la pieve fu elevata a collegiata.

La chiesa fu ricostruita nel 1150 e subì un restauro nel 1280. Dal Liber Synodalium del 1385 si apprende che la pieve di Soncino aveva come filiali le chiese di San Pietro in Villa, dei Frati Umiliati, dell’Ospedale di San Giovanni e dell’Ospedale di San Marco.

La chiesa fu nuovamente ristrutturata nel 1580 per adeguarsi alle disposizioni del Concilio di Trento; ulteriori lavori di ampliamento furono completati all’inizio del XVII secolo. Nel 1802, la pieve fu danneggiata da un terremoto e successivamente restaurata.

Mentre percorriamo le suggestive strade del borgo medievale di Soncino, arriviamo a Piazza della Pieve e alla sua chiesa. La piazza, di dimensioni contenute, è dominata da un’imponente facciata in mattoni a vista. La struttura è suddivisa in tre sezioni da quattro lesene e presenta tre ingressi, tra cui spicca quello centrale in pietra di Rezzato, sormontato da un rosone. L’austera facciata cela la magnificenza dell’interno; varcata la soglia, si rimane affascinati dalla raffinatezza dell’ambiente.

Il campanile in mattoni a pianta quadrata si distingue per le sue bifore e trifore, sormontato da una guglia su cui troneggia la statua in rame dell’Assunta. Quest’ultima fu realizzata nel 1952, in sostituzione della precedente, distrutta da un fulmine pochi mesi prima.

L’interno a tre navate sfoggia una sfarzosa decorazione neobizantina. Nella navata di destra si trovano le cappelle aggiunte durante i periodi barocco e neoclassico, che custodiscono numerose opere di grande pregio. Tra queste, spiccano le statue lignee settecentesche dell’Immacolata, creata da Antonio Ferretti, e dei re Davide e Salomone, scolpite dal bergamasco Giovanni Sanz.

Tra le numerose opere custodite, spiccano la Santissima Trinità di Uriele Gatti (fine 1500), la Madonna del Rosario con i quindici Misteri di Enea Salmeggia, detto il Talpino (1622), e l’ottocentesca Natività, che nasconde un prezioso Reliquiario contenente una scheggia della mangiatoia in cui fu deposto Gesù subito dopo la nascita.

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