
L’Abbazia dei Santi Nazario e Celso, incastonata nel cuore del Parco Naturale delle Lame del Sesia a San Nazzaro Sesia, rappresenta uno dei più prestigiosi insiemi monastici del Piemonte.
Questo storico sito spicca per le sue imponenti fortificazioni, complete di torrette circolari, e vanta un campanile romanico maestoso, una chiesa in stile gotico lombardo e un elegante chiostro ornato da affreschi quattrocenteschi che illustrano le gesta di San Benedetto.
La sua istituzione si deve al vescovo di Novara, Riprando, esponente dell’illustre casata dei conti di Pombia e successivamente di Biandrate, nell’anno 1040. Precedentemente, nel periodo longobardo, vi era già un monastero dedicato ai santi titolari, edificato presso un attraversamento del fiume Sesia.
I monaci benedettini, chiamati alla direzione dell’abbazia da Riprando, ne assunsero la gestione. Questa abbazia è emblematica dei “monasteri di famiglia”, espressione dell’architettura ecclesiastica tipica dell’XI e XII secolo in Piemonte, che, pur simili ai “monasteri privati” (Eigenkloster), mantenevano una connessione meno stretta tra i fondatori e l’ente religioso.
Nel XIII secolo, l’abbazia si rafforzò inusitatamente, nonostante la sua posizione in pianura, con l’aggiunta di fossati e mura perimetrali con camminamenti di ronda e torri angolari rotonde, trasformandosi in baluardo di sicurezza per la comunità durante i conflitti. Il solido campanile, oltre alla sua funzione liturgica, era utilizzato come torre di guardia e ultima difesa in caso di assedi. L’accesso era originariamente presidiato da un’impressionante torre quadrata, dotata di un ponte levatoio, oggi scomparso.
L’abbazia è facilmente accessibile dall’autostrada A11 in direzione Torino, prendendo l’uscita per Biandrate e proseguendo verso San Nazaro Sesia; dista circa 7 chilometri.
Durante la nostra visita, coincisa con un evento di rievocazione storica e caratterizzata dalla presenza di numerosi visitatori, abbiamo scoperto che il piccolo borgo offre pochi parcheggi. Tuttavia, non abbiamo avuto difficoltà a parcheggiare appena fuori dalle mura e, con una breve passeggiata, siamo giunti all’abbazia.
La scoperta di questo luogo sorprendente, che merita sicuramente una visita, ci ha permesso di apprezzare un pezzo importante della nostra storia. La giornata è trascorsa piacevolmente, immersi nell’atmosfera medievale e accompagnati da una guida esperta nella visita dell’abbazia.

Allontanandoci dal cuore del borgo attraverso un sentiero che lambisce il lato dell’edificio, ci si imbatte in un’imponente campanile. Questo campanile romanico, parte più antica dell’intero complesso abbaziale, venne eretto tra il 1055 e il 1075. Si erge come una solida torre quadrata, con un’altezza di 34,9 metri e una base di 8 metri per lato, che in passato aveva anche la funzione di torre difensiva durante gli assedi. La torre è articolata in sette piani, separati da cornici marcapiano ornate da archetti pensili in terracotta. All’apice, in un periodo successivo, sono stati aggiunti beccatelli di 2 metri di altezza e 25 cm di sporgenza che reggono il tetto a forma piramidale.




Accediamo a una delle quattro torrette angolari, dove oggi si apre l’ingresso al complesso, poiché l’originale passaggio vicino al ponte levatoio non esiste più. Superata l’imponente muraglia, ci ritroviamo in un cortile che ospita un peculiare edificio bifronte, al cui interno si staglia la facciata della chiesa, splendido esemplare dell’architettura gotico-lombarda. Le strutture sono in mattoni a vista arricchiti da raffinate decorazioni in terracotta. La facciata a capanna si distingue per la sua eleganza, data da una serie di dettagli distintivi: gli armoniosi archetti pensili in terracotta sotto il tetto spiovente, il maestoso portale ogivale adornato con delicate decorazioni di colonnine tortili e formelle ornate di motivi geometrici e floreali, culminando nel rosone centrale, incorniciato da un insieme di eleganti decorazioni concentriche.




Attraversando l’imponente portale d’ingresso, ci immergiamo nell’ambiente sacro della chiesa, caratterizzato dall’uso estensivo del cotto. Questo materiale definisce la struttura con i suoi eleganti pilastri fascicolati, gli archi acuti e le volte a crociera, il tutto impreziosito da una decorazione misurata che evoca l’atmosfera incantevole del gotico lombardo. L’interno è articolato in una spaziosa navata centrale affiancata da due navate minori. Sei robusti pilastri composti ciascuno da quattro semicolonne sostengono gli archi e le volte a crociera, queste ultime caratterizzate da nervature in cotto finemente lavorate. La quarta campata estende la sua struttura al transetto e a una parte del presbiterio, che culmina in un’abside pentagonale.
Questo edificio sacro si inserisce pienamente nella tradizione gotica tipica della regione novarese e della Lomellina.




All’interno della navata destra, adornata lateralmente, si può ammirare un fascinoso affresco trittico del 1480. Una dedica incisa al di sotto del pannello centrale rivela che l’opera fu commissionata dagli abitanti di San Nazzaro.
La raffigurazione di San Nazzaro a cavallo si staglia su un fondale di paesaggi immaginifici, incarnando così la persistenza dello stile gotico internazionale nel Piemonte dell’epoca. Gli altri santi, ritratti con abiti raffinati, sembrano prendere vita direttamente dalle pagine di un prezioso manoscritto miniato. Un altro trittico affresco, risalente al 1464, si erge al termine della stessa navata, segnando l’ingresso al presbiterio; in esso è immortalata la Madonna entronizzata con il Bambino e angeli suonatori, affiancata dai santi Sebastiano e Agata.






Conclusa l’esplorazione della chiesa, ci dirigiamo verso una piccola porta situata alla destra dell’altare, che ci conduce in uno splendido chiostro. La sua costruzione risale presumibilmente al XIV secolo, con interventi di ristrutturazione effettuati da Barbavara nel secolo successivo. Il chiostro è caratterizzato da un porticato con arcate a sesto acuto e volte a crociera, che si sviluppa intorno ai lati di una forma quadrangolare. Tre dei lati sono simili e presentano, al piano inferiore, pilastri cruciformi con una pronunciata sporgenza verso il cortile, finalizzati a sostenere il ballatoio. Quest’ultimo è costituito da una serie di sottili colonne che sostengono il bordo del tetto. Il quarto lato del chiostro, adiacente alla chiesa, è impreziosito da cinque colonne ottagonali che conferiscono dinamismo alle arcate ogivali e sorreggono un ballatoio superiore, più alto ed elegante.







Situato al piano terra, sotto eleganti arcate, si estende un magnifico ciclo di affreschi realizzati nella seconda metà del Quattrocento. Questa straordinaria serie pittorica è dedicata alla Vita di San Benedetto e segue un dettagliato programma iconografico che si ispira soprattutto, ma non soltanto, alle narrazioni di vita e miracoli del santo redatte da San Gregorio Magno. Originariamente, gli affreschi erano distribuiti su due registri sovrapposti e avrebbero dovuto adornare tutte le pareti del chiostro, estendendosi forse anche ad altri spazi del monastero adiacenti. Con il tempo, tuttavia, hanno subito un notevole degrado. Le scene meglio preservate si trovano lungo il lato confinante con la chiesa, nelle lunette della volta, dove ancora oggi è possibile ammirare la maestria degli artisti del tempo.






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