Passeggiando tra i cortili nascosti dell’abbazia, ci siamo imbattuti in un angolo sorprendente dove falconieri e i loro maestosi rapaci erano riuniti, e il nostro arrivo è coinciso con l’ora del loro pasto. Questa circostanza ci ha offerto l’opportunità unica di osservare da vicino queste creature magnifiche in un contesto insolito, poiché solitamente sono ammirati in azione durante dimostrazioni di volo o simulacri di caccia.
La falconeria, un’antica arte venatoria che impiega falchi e altri uccelli predatori per la cattura di prede, tipicamente volatili, ha visto l’utilizzo di un’ampia varietà di specie, tra cui gufi e falchi pellegrini.
Immersi in un’atmosfera che evocava il Medioevo, periodo in cui la falconeria conobbe una notevole diffusione in Europa, abbiamo potuto apprezzare la ricchezza storica di questo sport.
L’influenza decisiva per l’espandersi della falconeria in Europa fu esercitata dalle popolazioni migranti che portarono con sé la conoscenza e le tecniche di caccia con l’ausilio di uccelli. In particolare, la formazione dell’Impero arabo-musulmano, con le sue radici sulla costa meridionale del Mediterraneo, ha giocato un ruolo rilevante nel trasmettere le pratiche e le tradizioni arabe apprese originariamente dalla Persia dei Sasanidi.
Fu così che nel corso dell’VIII secolo, in un’epoca segnata dalle conquiste islamiche della penisola iberica e dai conflitti bizantino-arabi in Sicilia, la falconeria rifiorì dopo i periodi di turbolenza dell’età tardo-antica, stabilendo le fondamenta di una tradizione che, nei secoli a seguire, avrebbe suscitato meraviglia e ammirazione negli studiosi occidentali per l’eccezionale rapporto di empatia tra il beduino e il suo falco pellegrino.














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