Il ghiacciaio dei Forni, situato nel cuore del gruppo Ortles-Cevedale in Alta Valtellina, rappresenta il secondo ghiacciaio più vasto delle Alpi italiane, posizionato all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, nella regione Lombardia. Fino al 1995, era considerato il maggiore ghiacciaio vallivo d’Italia e l’unico di tipo himalayano, fino a quando il ghiacciaio dell’Adamello non venne riconosciuto come un corpo unico più esteso. Il ghiacciaio dei Forni si origina dall’unione di tre bacini collettori, ognuno con una lingua glaciale propria, che si fondono a circa 3000 metri di altitudine in una singola lingua di ablazione. Nel XIX secolo, questa spettacolare massa di ghiaccio si snodava fin nel fondovalle, raggiungendo altitudini vicine ai 2000 metri.
Le principali cime della zona in cui si trova il ghiacciaio dei Forni sono conosciute anche come le “Tredici Cime”, e la loro ascensione in sequenza, che richiede generalmente da due a più giorni, rappresenta un’attrattiva notevole per alpinisti esperti. Le cime principali da scalare in successione sono: Monte Cevedale, Monte Rosole, Palon de la Mare, Monte Vioz, Punta Taviela, Cime di Peio, Rocca Santa Caterina, Punta Cadini, Monte Giumella, Monte San Matteo, Punta Dosegù, Punta Pedranzini e Pizzo Tresero.
Il sito geologico è caratterizzato prevalentemente da formazioni di rocce metamorfiche: si trovano micascisti composti da una ricca presenza di quarzo, muscovite, clorite e albite, ascrivibili alla formazione delle filladi di Bormio.
Attualmente, il ghiacciaio copre un’area di poco inferiore agli 11 km². Nel corso degli ultimi 150 anni, ha subito una notevole diminuzione della sua estensione, pari al 36%, e il fronte glaciale si è arretrato di 2 km. Tra il 1929 e il 1998, lo spessore del ghiaccio nel punto in cui si estende la lingua glaciale si è assottigliato di 70 m. Dall’anno 2015, il ghiacciaio si è separato in due porzioni distinte a seguito della frattura della sua lingua orientale.

Partiamo dal Rifugio Forni per la prima tappa al Rifugio Branca, seguendo una strada carrabile che si inerpica dolcemente tra verdi pendii. Ci fermiamo di tanto in tanto per ammirare le marmotte, che felici di mostrarsi, si mettono in posa.





Dopo qualche altra pausa per scattare foto ricordo, proseguiamo la salita. Nonostante l’altitudine, il percorso rimane agevole. Di fronte a noi, in lontananza, ci aspetta il ghiacciaio. Alle nostre spalle, il panorama sulla valle e sulle cime circostanti è spettacolare, e intravediamo il Rifugio Forni in lontananza.










Dopo un’ulteriore tratto in salita, raggiungiamo il Rifugio C. Branca, situato nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio a 2493 metri di altitudine. Ammiriamo il magnifico panorama offerto dalla sua posizione, in attesa di entrare per un meritato e delizioso pranzo.







Ricaricate le energie necessarie per raggiungere il ghiacciaio, una deviazione dal Rifugio Branca ci conduce in 15 minuti alle trincee della Prima Guerra Mondiale. Arriviamo poi al punto panoramico a 2520 metri sul livello del mare, dove si trovano ulteriori trincee e fortificazioni. Qui possiamo osservare numerosi resti di filo spinato, oltre alla nostra magnifica bandiera.






Scendiamo dalle trincee fino a raggiungere il sentiero principale, percorrendo il Sentiero Glaciologico Alto. Attraversiamo un ruscello e alcuni tratti ghiaiosi. Il percorso diventa decisamente più impegnativo. Raggiungiamo un pianoro con un piccolo laghetto alpino, il Lago delle Rosole, mentre il ghiacciaio sopra di noi si avvicina sempre di più.





Anche in questo caso, facciamo una breve sosta per le foto di rito. Lasciamo il lago e riprendiamo il sentiero, che ora diventa davvero più impegnativo. Una parete verticale di rocce decisamente ripida ci attende, e procediamo con estrema cautela: il rischio di scivolare è elevato.






Conclusa la salita, ci troviamo su un altopiano roccioso punteggiato da pozze d’acqua, ed attraversato dal Torrente Frigidolfo che nasce dallo scioglimento del ghiacciaio. Il torrente si snoda in anse prima di precipitare impetuoso verso valle.




Arriviamo al punto in cui attraversiamo il torrente su un traballante ponte tibetano. Sentire il rumore dell’acqua sotto di noi e vedere il salto che compie verso valle è un’esperienza piuttosto inquietante. Naturalmente, scattiamo le foto di rito.






Attraversato il ponte, procediamo con determinazione verso la lingua di ghiaccio. Essa si staglia maestosa davanti a noi. Incontriamo una piccola e spettacolare grotta di ghiaccio da cui sgorga acqua: lo scioglimento è particolarmente evidente in questo punto.








Ci concediamo una lunga pausa per ammirare il magnifico panorama circostante e, naturalmente, scattare qualche foto. Sotto i nostri piedi, roccia e ghiaccio.
Riprendiamo la discesa seguendo a ritroso il percorso lungo il torrente, fino a incontrare il Sentiero Glaciologico Basso. Attraversiamo un tratto che si snoda tra rocce levigate dall’acqua, oltrepassa un ruscello e alcuni tratti ghiaiosi, fino a raggiungere la valle.








Abbiamo attraversato un bosco di abeti, tra cespugli di mirtilli e rocce sparse, per poi proseguire tra prati e sassi. Una scala in roccia segna la conclusione del sentiero. Siamo tornati al Rifugio Forni.


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