Situata nel cuore delle Alpi Lepontine a circa 1750 metri sul livello del mare, l’Alpe Veglia è una splendida località montana incastonata nell’ampio anfiteatro di origine glaciale della Val Cairasca, affluente della Val Divedro. Questo luogo fa parte dei comuni di Varzo e Trasquera e offre scenari mozzafiato, specialmente durante la stagione estiva, quando si trasforma in un’apprezzata destinazione turistica. D’inverno, l’accesso è limitato a causa delle copiose nevicate.
Nel 1978, l’area è stata designata come parco naturale regionale, e nel 1995 è stata inclusa nel Parco naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero, al fine di preservare la sua bellezza naturale e la biodiversità. La conca di Veglia è abbracciata da maestose cime che superano i 3000 metri di altezza, con alcune che segnano il confine tra Italia e Svizzera. Il Monte Leone, che si erge a 3553 metri, domina l’orizzonte ad occidente, rappresentando la vetta più elevata della regione.
L’unico varco della conca è situato a sud-est, dove la “forra del Groppallo”, scolpita dal torrente Cairasca, si apre verso la piana di Nembro a Ponte Campo (1320 m s.l.m.), vicino a San Domenico di Varzo. Questa zona è stata plasmata dall’ultima era glaciale; un tempo sede di un vasto ghiacciaio di circo, il cui scioglimento ha dato vita a un grande lago che, con il tempo, è scomparso lasciando posto a un fertile bacino.
Attualmente, l’Alpe Veglia si presenta come una distesa di pascoli lussureggianti e foreste di larici. Numerose sorgenti confluiscono qui, formando il torrente Cairasca, e si possono ammirare tre laghi di varie dimensioni: il Lago d’Avino, il Lago del Bianco e il Lago delle Streghe. La zona è nota per le sue abbondanti precipitazioni, con una media annua di 1500 mm, di cui il 60% è neve, garantendo così una riserva idrica costante che nutre la flora e la fauna locali.

Giunti a Ponte Campo, ci troviamo a un’altitudine di 1.320 metri s.l.m. Dopo aver parcheggiato l’auto, ci prepariamo rapidamente per l’escursione e iniziamo il percorso seguendo l’antico tracciato della strada mulattiera. Attraversiamo il torrente Cairasca, indirizzandoci verso il lato destro (idrografico) della valle.




Il nostro cammino prosegue lungo una strada sterrata che si inerpica dolcemente attraversando una foresta sparsa di larici. Poco dopo aver lasciato la copertura del bosco, superiamo una barriera metallica. Abbiamo completato il primo tratto del sentiero con una certa agilità, favoriti dall’ombra rinfrescante degli alberi.







Ora, davanti a noi, il sentiero si apre in una zona scoperta e si percepisce visivamente un incremento dell’inclinazione, annunciando una salita più impegnativa.
Giungiamo al sentiero carrabile e oltrepassiamo la barriera che ne impedisce l’accesso ai veicoli; di lì, il cammino si inerpica con una successione di ripidi tornanti, regalandoci una vista mozzafiato sulla profonda gola del torrente Cairasca.



Procedendo, attraversiamo un ruscello, cogliendo l’occasione per un rapido ristoro.
Non abbiamo ancora coperto metà del nostro tragitto e, tra il calore e la fatica, iniziamo a sentire il peso del cammino.
Dallo sguardo verso il basso, riusciamo a intravedere Ponte Campo, il luogo del nostro inizio avventura.






Continuiamo a salire e, dopo numerosi tornanti lungo la maestosa e imponente gola del Croppallo, scavata dal torrente Cairasca che scorre un centinaio di metri più in basso, il paesaggio si fa severo e selvaggio.




Continuando a salire, si intravedono le cime di Veglia di fronte a noi, mentre alle nostre spalle si gode di una magnifica vista sul gruppo del Cistella e sulla conca di Nembro.
Arriviamo e superiamo la Cappella di Groppallo, trovandoci a 1.723 metri sul livello del mare.




Proseguiamo la nostra passeggiata per alcuni minuti fino a scorgere un antico muretto in pietra, sormontato da una croce, e un pittoresco cancello in legno che segna l’ingresso all’Alpe Veglia. Ben presto, sulla nostra sinistra, si palesa una dimora accogliente, La Porteia, dove ci concediamo il piacere di degustare dello yogurt freschissimo.

Superato un ponte in pietra, il nostro cammino ci conduce lungo una strada che si snoda in un suggestivo anello attraverso la vasta pianura dell’Alpe Veglia.
Dopo un’ulteriore breve camminata, varchiamo un largo ponte in legno, pronto ad accoglierci nel cuore dell’Alpe.



Siamo giunti a destinazione e possiamo finalmente godere dello splendore dell’Alpe Veglia!
La valle, prima ristretta e angusta, si è improvvisamente schiusa in una vasta pianura, circondata da maestose vette che ne esaltano la bellezza. Sulla sinistra, arroccato su un dolce rilievo, si erge il pittoresco borgo di Cianciavero, mentre sulla destra troneggia la chiesa dedicata a San Giacomo, gioiello dell’Alpe.





Proseguiamo lungo il cammino che si snoda verso il cuore dell’Alpe, fino a raggiungere il bivio che ci indirizza verso il Rifugio Città di Arona, percorrendo un sentiero angusto e ripido. In breve tempo, giungiamo al Rifugio, assaliti da un’appetito vorace.
Situato a 1.750 metri d’altitudine, il Rifugio è affidato alle cure di Cecilia, una guida alpina con profonda esperienza in soccorso aereo. Questo accogliente rifugio mette a disposizione 61 posti letto con possibilità di soggiorno con pensione completa o mezza pensione.
Dopo esserci dedicati alla fotografia, ci sistemiamo ai tavoli all’aperto, desiderosi di appagare la nostra intensa fame.
Ordiniamo abbondanti piatti di polenta, salsiccia e varietà di stufati a base di carne di cacciagione.
Ogni pietanza si rivela deliziosa, colmando le nostre aspettative. Rinvigoriti, siamo pronti ad affrontare le escursioni del pomeriggio.






Dopo aver gustato un delizioso pranzo, ci mettiamo in cammino verso il confine orientale dell’Alpe, alla ricerca del Rio Mottiscia e della sua insolita fonte d’acqua leggermente effervescente, che si distingue nettamente per il suo gusto unico rispetto alle acque del vicino ruscello.
Salendo lungo il corso del Rio per alcune centinaia di metri, ci imbattiamo nella sorgente. L’acqua, emergendo dal terreno, tinge di un intenso color rosso ruggine le pietre che la circondano, una peculiarità attribuibile all’elevato contenuto di ferro.
Approfittiamo per riempire le nostre borracce e ci concediamo una sorsata: l’acqua rivela un gusto piacevolmente fresco e un pizzico di piccantezza, generato dalle sottili bollicine di anidride carbonica.
Al contatto con il palato, quest’acqua rara produce una sensazione effervescente che stimola una lieve sensazione di formicolio sulla pelle, un’esperienza unica legata allo sprigionarsi delle bollicine.






Dopo aver assaporato l’effervescenza dell’acqua frizzante, ci allontaniamo dalle rive del Rio Mottiscia e procediamo sul sentiero che si snoda verso Cianciavero. Il percorso ci porta lungo il margine posteriore del villaggio, e ci immerge in un bosco fitto, ricco di cespugli carichi di mirtilli.
Dopo un piacevole cammino di circa un’ora, giungiamo infine all’incantevole Lago delle Fate.





Percorrendo un bosco incantato, tra i profumati cespugli di mirtilli, siamo giunti al Lago delle Fate. Quest’oasi è un piccolo gioiello, un lago dal verde smeraldo che si fonde con il bosco circostante, riflettendosi nelle acque tranquille e creando un affascinante intreccio di riflessi. Un silenzio quasi magico avvolge il luogo, e l’aria sembra vibrare di mistero, come se creature fatate si nascondessero fra i rami.
“Io e Fiorenzo eravamo in attesa di qualche incontro fatato, tuttavia abbiamo trovato soltanto tre signore che, ironicamente, sembravano perfettamente a loro agio in attesa del prossimo traguardo del nostro viaggio incantato: il misterioso Lago delle Streghe.”



Riprendiamo il cammino verso il Lago delle Streghe, inoltrandoci lungo un sentiero che si snoda ininterrottamente attraverso il bosco. Nonostante il percorso inizi con un’aura di magia, l’atmosfera si fa progressivamente più terrena man mano che procediamo. Dopo un viaggio di circa trenta minuti, arriviamo al nostro obiettivo.




Il Lago delle Streghe si estende di fronte a noi, leggermente più vasto rispetto al lago precedente, le sue acque di un colore più intenso e misterioso non emanano la medesima serenità. A differenza del Lago delle Fate, sorprendentemente deserto, qui le streghe sono una presenza concreta, sebbene le abbiamo portate con noi da casa in forma di allegre compagne di viaggio!
Facciamo alcune fotografie in ricordo di questo luogo unico e poi ci incamminiamo verso l’Alpe, pronti per la discesa verso Ponte Campo.



Dopo un percorso di circa 40 minuti, siamo giunti all’Alpe Devero, situati sul versante opposto rispetto al nostro punto di partenza. Dal nostro arrivo, abbiamo preso a destra fino a giungere al Rifugio Città di Arona, dopodiché abbiamo proseguito il nostro cammino in direzione antioraria, avvicinandoci al Rio Mottiscia.
Successivamente, attraversando Cianciavero, ci siamo diretti verso il lato sinistro, raggiungendo i pittoreschi laghi delle Fate e Steghe, per poi fare ritorno all’Alpe, completando il circuito.



Riprendiamo il cammino verso La Porteia, scoprendo che la bottega della Signora dei formaggi ha ormai chiuso i battenti. Affrontiamo di nuovo il ripido sentiero, stavolta in discesa. Un leggero pioviggine inizia a cadere, rendendo il terreno scivoloso; di conseguenza, qualcuno perde l’equilibrio e finisce seduto per terra.
Al termine di questa avventura, seppur affaticati, torniamo a casa pervasi da un senso di profonda gratificazione per l’esperienza appena vissuta.

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