Il castello di Chignolo Po è un importante edificio difensivo della provincia di Pavia, sito nel comune di Chignolo Po.
Transitando sulla Via Francigena nel 990, l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, indica l’abbazia di Santa Cristina, col suo castello, come la tappa XL (mansio).
Nel corso del Duecento, il castello venne completamente ricostruito.
Davanti al fortilizio, in direzione nord, sorse il Borgo (Ricetto), che venne riedificato per intero nel 1600. Esso si presenta come un complesso architettonico omogeneo protetto all’ingresso da un fossato, da 2 garitte e da 4 torrioni ai lati.
Dai monaci di Santa Cristina, il castello passò dapprima nelle mani della famiglia Pusterla e poi in quelle dei Visconti.
Dal 1700 al 1730 per volere e finanziamento del Cardinale Agostino Cusani Visconti (1655-1730), ambasciatore del papa presso la Repubblica di Venezia e alla corte di Luigi XIV di Francia, il castello fu ampliato e trasformato da fortezza medievale in vera e propria reggia, dove soggiornarono papi, imperatori e re; in questo periodo le sale di rappresentanza furono impreziosite con stucchi e dipinti realizzati da artisti di scuola tiepolesca.
Dei lavori venne incaricato l’architetto romano Giovanni Ruggeri che, avvalendosi di maestranze veneziane e francesi, fece eseguire:
– la costruzione del grande parco di 30 ettari che si estende intorno al castello;
– l’edificazione al centro del parco di un maestoso edificio barocco, con antistante un laghetto, denominato “Palazzo del Tè” o “Palazzina della caccia”;
– la costruzione di giardini, ninfei, gazebi, fontane e statue a ridosso del castello;
– l’edificazione del cortile d’onore, ornato dallo stemma vescovile del cardinale sul balcone principale, collegato al giardino da un ponticello che scavalca il fossato;
– la costruzione di tutta l’ala est che conserva gli appartamenti per gli ospiti, tra i quali il famoso appartamento del papa dedicato a Clemente XI, e la camera da letto che ospitò Napoleone Bonaparte e l’Imperatore d’Austria Francesco I d’Asburgo.
In seguito a questi lavori, e al rango degli ospiti, il castello di Chignolo Po venne denominato la Versailles della Lombardia.
Con la scomparsa di Camillo Cusani, il castello divenne proprietà del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Il castello si presenta come un edificio composto da quattro corpi di fabbrica, introdotti a nord da un’alta torre d’ingresso. Attorno al mastio, si sviluppa una loggia.

Arrivati a Chignolo Po, parcheggiamo l’auto dietro il Castello. Dopo pochi passi raggiungiamo l’ingresso della biglietteria. Prima di entrare, facciamo un giro intorno per scattare qualche foto.
Abbiamo partecipato a una splendida visita guidata con una guida competente e simpatica. L’unico rammarico è stato il divieto di scattare foto all’interno del Castello.


Il corpo principale del castello ha una pianta quadrata con una corte d’onore e un porticato interno. La muratura in mattoni a vista si sviluppa su quattro piani, di cui uno è seminterrato. Il castello presenta due fronti distinti: quello nord, dove si trova la porta d’accesso che un tempo permetteva l’ingresso delle carrozze signorili nella corte d’onore, e quello sud, situato su un ampio terrazzo che si affaccia sul giardino e sul parco.





Una breve passeggiata attraverso un campo che un tempo ospitava il parco e i giardini conduce alla maestosa costruzione barocca conosciuta come “Palazzo del Tè” o “Palazzina della Caccia”.
Edificato tra il 1700 e il 1730 su iniziativa e finanziamento del Cardinale Agostino Cusani Visconti (1655-1730), ambasciatore papale presso la Repubblica di Venezia e alla corte di Luigi XIV di Francia, il castello venne ampliato e trasformato da fortezza medievale in una splendida reggia. Al centro di un parco di 30 ettari fu eretto un maestoso edificio barocco, conosciuto come “Palazzina della caccia” o, più propriamente, “Tea House” o “Castello dei Sogni”, destinato a feste e banchetti. Questa costruzione di pura rappresentanza consisteva in una struttura concava, con al centro un laghetto (oggi scomparso), formata da tre padiglioni circolari a “Gazebo” collegati da due corpi di fabbrica.





Ritornati al Castello, ci dirigiamo verso la facciata nord, caratterizzata da un portale finemente decorato e finestre incorniciate di bianco, culminante in una galleria sporgente sostenuta da mensole in pietra che evocano la merlatura degli antichi manieri. Al centro dell’edificio si innalza una torre quadrata, vestigia del castello medievale, anch’essa adornata da una galleria e sormontata da una fila di leggeri merli a coda di rondine.














Attraversando l’atrio, ornato da numerosi stemmi e un affresco quattrocentesco, si accede alla corte d’onore con portici in stile dorico.




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