
Il castello novarese costituisce un’opera architettonica di straordinaria rilevanza e coerenza strutturale, che si erge come testimone di numerosi eventi storici e suscita racconti di leggenda che ne hanno avvolto l’essenza in un’aura di incanto e segreto.
La sua edificazione fu voluta da Galeazzo Maria Sforza nel 1476, eretta sui resti di un’antica fortezza viscontea, secondo i disegni degli ingegneri militari Ambrogio Ferrari e Danesio Mainerio.
Sebbene i lavori si arrestarono alla morte del duca, furono ripresi vent’anni più tardi da Ludovico il Moro, che affidò nuovamente a Ferrari il compito di trasformare la struttura in una dimora di lusso per le battute di caccia.
Passato nel 1532 nelle mani del ramo Caravaggio della famiglia Sforza, il castello subì modifiche nel XVII secolo senza tuttavia alterarne l’architettura originaria.
Nonostante gli anni di degrado a fine Settecento e la successiva divisione tra vari proprietari, il maniero ha mantenuto la sua imponenza e le caratteristiche distintive.
La sua grandezza è evidente: il fossato originario aveva una larghezza di oltre venti metri, e la struttura del castello, un vasto quadrilatero di 108 per 80 metri, è circondata da mura merlate spesse oltre tre metri.
Quattro torri maestose sorgono agli angoli, solo leggermente più alte delle mura, conferendo un aspetto più esteso alla costruzione. Due ulteriori torri, munite di ponti levatoi e rivellini, contengono gli ingressi principali e si distinguono per i loro beccatelli su tre livelli, una peculiarità quasi esclusiva del territorio.
Le merlature ghibelline completano l’opera, poggiate su lunghissimi beccatelli che caratterizzano il profilo del castello. Il lato ovest fu danneggiato nel XVII secolo e ora è sostituito da un muro moderno e costruzioni in stile neogotico, tra cui risalta un edificio con torretta eretto agli albori del Novecento.
Una tranquilla domenica pomeriggio, dopo un breve tragitto in auto, giungiamo al Castello e troviamo parcheggio proprio accanto, in un’area dedicata. A pochi passi di distanza, ci accoglie l’ampia Piazza Vittorio Veneto, situata di fronte all’imponente Castello e al suo caratteristico Campanile Parrocchiale. È il 10 maggio e le strade sono sorprendentemente tranquille. Completata la visita esterna del Castello, ci avviamo verso la torre sud-est. Attraversando il ponte che sovrasta il fossato, entriamo in un’accogliente anticamera dove due amabili volontari delle associazioni Gruppo Storico Archeologico Galliatese OdV e Gruppo Dialettale Galliatese OdV ci danno il benvenuto con calore e gentilezza.











Durante la nostra visita, l’attesa per un tour guidato si protraeva fino alle 16:30, un orario troppo lontano per noi, perciò abbiamo optato per una visita autonoma nelle aree accessibili. Sfortunatamente, non tutte le parti del Castello sono aperte al pubblico; alcune stanze sono in uso per attività comunali e altre sono destinate a residenze private. All’interno del Castello si trova il Museo d’Arte Contemporanea “Angelo Bozza”, collocato all’interno della torre castellana, il cui accesso è possibile esclusivamente accompagnati dalla guida. Vi è inoltre il museo dedicato a vita e imprese di Achille Varzi, celebre pilota di moto e auto, e una mostra tematica incentrata sul riso, sulle risaie e sulle attività ad esse collegate.








Ammirate la maestosità del Campanile Parrocchiale della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Quest’opera architettonica, iniziata nel 1873 secondo il disegno dell’ingegnere Antonio Rigorini di Galliate, vide la sua costruzione interrompersi sei anni dopo, a causa di limitazioni di budget, quando aveva raggiunto i 45 metri di altezza sul totale di 93 previsti. Caratterizzato da un’eleganza gotica e costruito quasi esclusivamente con mattoni faccia a vista, il campanile si distingue per il suo insolito castello campanario aperto al cielo. La maggior parte delle campane che oggi compongono il concerto campanario fu installata nel 1926 sulla cima del campanile. Una dodicesima campana si aggiunse nel 1984, e il grande “campanone”, dopo essersi staccato in una disastrosa caduta nel 1986, fu rifuso e reinstallato nel 1988.





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