L’epoca esatta di costruzione della chiesa rimane incerta, ma si presume che sia stata innalzata tra il 1218 e il 1220 su una preesistente cappella dedicata a San Domenico. Questa struttura originaria fu poi sostituita da un ampio edificio, la cui realizzazione si concluse non prima del 1363. Dedicata a San Pietro Martire, la chiesa fu successivamente dotata di un convento per i frati domenicani, come confermato dalla bolla pontificia custodita nell’archivio storico di Vigevano, e fu solennemente consacrata nel 1480.
Inconfondibile per il suo stile gotico lombardo, la chiesa si distingue per il campanile di forma ottagonale e per la sua insolita pianta a croce latina imperfetta, con pilastri a fascio e un coro poligonale elevato, sotto il quale si apre una cripta raggiungibile attraverso due ingressi laterali al presbiterio rialzato. Al suo interno, la cripta custodisce le spoglie del beato Matteo Carreri, protettore di Vigevano, che visse e morì nel 1470 nel vicino convento.
Nel 1645, il campanile subì gravi danni a causa dell’assedio francese alla Rocca Nuova e fu parzialmente demolito; tuttavia, fu prontamente restaurato negli anni immediatamente successivi. La facciata della chiesa, divisa in tre sezioni in corrispondenza delle navate, è impreziosita da tre pinnacoli sulla sezione centrale e da un portale gotico incorniciato in terracotta, decorato da un bassorilievo aggiunto nel 1969. Sul lato sinistro, una scalinata conduce all’ingresso secondario situato all’estremità del transetto. Inoltre, sulla navata si può notare la traccia di un antico portale ora murato, che secondo la tradizione era destinato all’uso esclusivo della corte degli Sforza.
Fino alla fine del XIX secolo, un terrapieno sul lato sinistro della chiesa collegava la piazza antistante all’ingresso laterale. Nel 1840, un intervento di ristrutturazione portò alla costruzione di false volte in stile neogotico, alterando significativamente l’aspetto interno della chiesa. Queste nuove volte, separate dal tetto originale a capriate a vista, nascosero completamente gli affreschi risalenti al 1447-1450, situati nella parte alta dell’arco del transetto. Queste opere pittoriche, celate tra le volte e il tetto, presentano al centro un ritratto di San Domenico di Guzmán, un paesaggio con un castello e una chiesa sulla sinistra, e figure di militari con lance e bandiere sulla destra, tra cui uno stendardo con l’iscrizione “britanii”. Si ritiene che gli affreschi fossero un ex voto dei vigevanesi in segno di gratitudine per essere stati risparmiati da una scorreria di mercenari dopo lo scioglimento del ducato visconteo, un pericolo sventato dall’eccezionale piena del fiume Ticino.











All’interno delle cappelle disposte lungo le navate laterali si trovano notevoli capolavori artistici: la cappella della Beata Vergine del Rosario custodisce una statua lignea di particolare bellezza raffigurante la Madonna, datata XVII secolo, che è circondata da pannelli dipinti che illustrano i misteri del rosario. Nella cappella intitolata a San Pio V Ghislieri, che fu priore per molti anni del vicino convento domenicano, si trova un’importante pala d’altare che mostra il santo vestito con paramenti pontificali mentre impartisce la sua benedizione a bambini, poveri e malati. Ai piedi dell’altare è venerato il corpo della Beata Caterina Nai Savina, religiosa domenicana nativa di Gambolò, la cui morte nel 1516 fu avvolta da una fama di santità.

La Cripta
Il presbiterio e il coro, come li vediamo oggi, sono frutto di una profonda rielaborazione avvenuta nella prima metà del XVII secolo, periodo in cui venne realizzata la cripta destinata ad accogliere le reliquie del Beato Matteo Carreri. I Vigevanesi, desiderosi di onorare degnamente il loro patrono, decisero di collocarlo in un luogo di rilievo, proprio sotto l’altare maggiore, seguendo l’antica tradizione cristiana che tributava gli stessi onori ai martiri, seppellendoli nelle cripte situate al di sotto dell’altare unico.
Per poter realizzare questo progetto fu necessario innalzare l’altare maggiore, operazione che fu eseguita con maestria dall’arte barocca. Tale stile architettonico, infatti, riuscì a sollevare l’intera struttura senza intaccare la stabilità del coro e del presbiterio, posizionando l’altare al centro di una grandiosa messinscena che domina l’intero edificio sacro. L’accesso è reso maestoso da una scalinata convessa in marmo rosso, complementata da una balaustra concava altrettanto raffinata. Il barocco ha saputo conferire un’aura di particolare fascino anche alla cripta, raggiungibile attraverso due porte laterali poste ai lati della scalinata, e che oggi conserva pregevoli manufatti in argento, bronzo e marmo.







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