Benvenuto e grazie per il tempo che dedicherai visitando il mio blog


Orrido di Bellano

L’Orrido di Bellano è una cascata situata in una gola nel comune di Bellano (LC).

La gola naturale si formò 15 milioni di anni fa a causa dell’erosione delle acque del torrente Pioverna, che, scolpendo il fondovalle, scavò un solco sempre più stretto e profondo che da Taceno raggiunge il Lario.

Durante le glaciazioni del Quaternario, nei periodi interglaciali, in Valsassina si formò un lago le cui acque precipitarono nella Val Muggiasca e nell’Orrido a causa del disgelo dei ghiacci.

Probabilmente il lago si svuotò completamente attraverso aperture, unendosi al lago di Como, erodendo il territorio e formando profonde gole. Inizialmente, le acque precipitavano con una cascata alta che scendeva da un gradino roccioso, che lentamente è stato eroso, facendo arretrare la cascata e lasciando la stretta gola dell’Orrido che vediamo oggi.

Un’altra ipotesi sulla formazione sostiene che un innalzamento del terreno avrebbe costretto il torrente Pioverna a seguire un altro letto, che poi è stato progressivamente eroso.

Già nei secoli XVI e XVII, le acque furono sfruttate per la lavorazione del ferro, estratto dalle miniere in Valsassina, e successivamente dal Cotonificio Cantoni, che nel 1870 aprì uno stabilimento nei pressi dell’Orrido. La gola prende il suo nome dal poeta bellanese Sigismondo Boldoni, che rimase affascinato da questo “Orrore di un’orrenda orrendezza”.

Arriviamo a Bellano, dove ci aspetta un comodo parcheggio gratuito in piazza S. Giorgio. Da qui, in pochi passi raggiungiamo la piazza della Chiesa Prepositurale dei Santi Nazaro e Celso. Alla destra della chiesa, una scalinata ci porta all’ingresso dell’Orrido, una spettacolare gola costruita a metà del 1700, visitabile grazie a una passerella ancorata alle pareti rocciose. Dopo aver superato la piccola biglietteria e prima di entrare nell’Orrido, ci imbattiamo nella Ca’ del Diavol, una costruzione caratterizzata da strani dipinti sulla facciata.

Secondo la tradizione, qui riposa il coraggioso guerriero Taino, sepolto con il suo tesoro. Le gallerie che si estendono verso Bellano furono usate anche durante l’occupazione austriaca per eludere le ronde durante il coprifuoco. All’entrata dell’Orrido si erge una torre esagonale di quattro piani, conosciuta come “Cà del Diavol” (Casa del Diavolo). La torre, con pianta irregolare, presenta alcune finestre con ringhiera e una scala a chiocciola interna. Le sue origini e funzioni sono sconosciute, ma è menzionata ne “La Rosa Vermiglia” del 1656 ed esisteva già nei secoli precedenti. Nel 1700 fu trasformata in museo di fossili. È registrata nel catasto Teresiano al n. 124 e appare in tutte le pubblicazioni dei secoli XVIII, XIX e XX sulle bellezze naturali e paesaggistiche del Lago di Como, tradotte in varie lingue. Il suo nome è associato a figure mitologiche, tra cui un satiro, che adornano la facciata dell’ultimo piano, alle tradizioni locali e ai racconti che parlano di licenziosi festini con rituali satanici al suo interno.

Subito dopo la Ca’ del Diavolo, oltrepassato un ponte in ferro, si inizia a penetrare nell’Orrido. La visita all’Orrido di Bellano è breve, con una durata di circa 20-30 minuti.

Attraversiamo il canyon stretto camminando su passerelle fissate alle alte pareti a picco sull’acqua, dove il fascino del luogo si rivela in diverse sfumature, fino a raggiungere la maestosa cascata situata più a monte.

Gli spazi ristretti, i suggestivi giochi di luce riflessa sulle pareti rocciose e sull’acqua, la vegetazione che richiama ambienti tropicali e il fragore delle cascate che si infrangono sulla pietra hanno da sempre ispirato numerosi scrittori, i quali ne hanno descritto la bellezza o creato leggende affascinanti.

A tratti, il sentiero si restringe tra le rocce a strapiombo, che si avvicinano sempre di più, talvolta invadendo il cammino e permettendo il passaggio solo a una persona alla volta. I raggi del sole filtrano tra le pareti rocciose, creando affascinanti giochi di luce. Il suono dell’acqua impetuosa diventa progressivamente più profondo.

Accadde a Stendhal, che lo menzionò nel suo Viaggio in Italia, accadde a Johann Jakob Wetzel, che lo descrisse come “un teatro di bellezza e terrori, [da cui] si avverte un rumore simile a quello del tuono”, e accadde anche al poeta bellanese Sigismondo Boldoni, che lo definì “Orrore di un’orrenda orrendezza”.

Alla fine dell’Orrido, si arriva a una parte del sentiero più ampia, dove il torrente si trasforma in una serie di pozze turchesi assolutamente mozzafiato.

Dopo aver visitato l’Orrido, si può continuare a scoprire Bellano passeggiando tra i vicoli del centro storico e sul lungolago, che collega la piazzetta del porticciolo al lido. Durante la bella stagione, il lido offre un’area attrezzata per la balneazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *