La prima menzione storica del tempio sacro a San Bernardo in Vercelli si colloca nell’anno 1164, periodo in cui la struttura fungeva già da chiesa parrocchiale all’interno delle mura cittadine. Da documenti dell’epoca, si evince che la gestione del luogo sacro era stata affidata a religiosi che seguivano gli insegnamenti di Bernardo di Mentone. In seguito, nel 1522, la gestione passò nelle mani dell’ordine mendicante di Sant’Agostino.
Durante la terribile pestilenza del 1630, immortalata anche nel celebre romanzo “I Promessi Sposi”, i vercellesi si raccolsero in preghiera davanti all’immagine mariana della Madonna degli Infermi, allora situata in un’altra area della città. Successivamente, nel 1835, di fronte all’epidemia di colera, la popolazione, sostenuta da una petizione accolta dall’arcivescovo d’Angennes, ottenne una nuova e più adeguata collocazione per l’effige sacra nella chiesa di San Bernardo tra il 1836 e il 1837. Di conseguenza, l’edificio sacro divenne noto con due appellativi: il fronte principale mantenne la denominazione originaria di San Bernardo, mentre l’ingresso laterale, caratterizzato da uno stile neo-romanico, venne dedicato alla Madonna degli Infermi.
Nel suo interno, la cappella ospita un pregevole dipinto raffigurante la Madonna degli Infermi, risalente al 1630. La chiesa subì gli effetti delle soppressioni napoleoniche il 18 settembre 1803, che portarono a un lungo periodo di decadenza, aggravato dall’occupazione militare e successivo abbandono. Tuttavia, alla fine del XIX secolo, la chiesa fu oggetto di un significativo restauro, che la riportò al suo antico splendore. Fu riaperta alla devozione dei fedeli nel 1884, con lavori di ampliamento sotto la direzione dell’architetto Locarni. Nel 1967, l’edificio fu riconosciuto come l’ultimo esemplare rimasto delle numerose chiese in stile romanico che un tempo adornavano la città.










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