Il Portico
La strada che si inerpica sul colle della Guardia e conduce al santuario fu inizialmente pavimentata con ciottoli nel 1589 dal governo cittadino. Nel 1640, la consuetudine dei pellegrini di appendere immagini raffiguranti i Misteri del Rosario agli alberi lungo il percorso spinse la vicaria Olimpia Boccaferri a iniziare la costruzione di 15 cappelle.
Con l’aumento del numero di pellegrini, si decise di erigere un lungo portico per proteggerli dalla pioggia. Un primo progetto modesto venne redatto da Camillo Saccenti nel 1655, ma la mancanza di risorse economiche ne causò l’abbandono. Il progetto fu ripreso nel 1673 da un gruppo di privati, tra cui Don Lodovico Zenaroli, cappellano dell’Ospedale per i pellegrini di San Biagio, e il marchese Girolamo Albergati, confratello di Santa Maria della Morte, che formarono un comitato per raccogliere i fondi necessari alla costruzione. Dal 1674 al 1721, cittadini di ogni classe parteciparono alla costruzione sotto la direzione dell’architetto Gian Giacomo Monti.
Alla morte di Monti, i lavori furono completati da Francesco Monti Bendini e Carlo Francesco Dotti, che progettò l’Arco del Meloncello nel 1721. A causa della costruzione delle botteghe sopra la parte pianeggiante del portico, furono necessari lavori di consolidamento nel 1791. Ulteriori interventi di restauro si svolsero nel 1819 e nel 1955, durante i quali molti stemmi dipinti sulle lunette degli archi andarono perduti.
Nuovi lavori di restauro sono iniziati nel 2019. Nel 2021, il portico di San Luca è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, insieme ad altri portici di Bologna.
Ci troviamo a Bologna, partendo da Porta Saragozza e imboccando via Saragozza, ci avviamo lungo la caratteristica salita verso il Santuario di San Luca, attraversando un portico suggestivo. Ci aspetta una sfida in salita di 3.796 metri.




Il portico è formato da un numero di archi che varia tra 658 e 666, a seconda del metodo di conteggio, e comprende 15 cappelle. Con una lunghezza di 3.796 metri, è il portico più lungo al mondo. La parte pianeggiante, che si estende dall’Arco Bonaccorsi (di fronte alla Porta Saragozza) fino all’Arco del Meloncello, conta 316 archi ed è lunga 1,52 km. La sezione collinare, dal Meloncello al Santuario, è composta da 350 archi e include 15 cappelle con i Misteri del Rosario, disposte regolarmente ogni 20 archi circa, per una lunghezza totale di 2,276 km. Il portico è adornato con lapidi ed epigrafi commemorative di varie epoche, utilizzate per scopi devozionali (ex voto per grazie ricevute) o come segno di gratitudine per le donazioni.



Secondo la tradizione, non è un caso che il porticato sia composto da 666 archi (secondo un certo conteggio): questo numero, noto come diabolico (cfr. Apocalisse, 13, 18), simboleggia il “serpente”, ovvero il Demonio. L’associazione del porticato al Demonio avviene sia per la sua forma a zig-zag, sia perché, terminando ai piedi del santuario, richiama l’iconografia tradizionale del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna sotto il suo calcagno (cfr. Genesi, 3, 15).



Siamo circa a metà percordo e Bologna ormai si vede dall’altro così come lo stadio comunale










Il Santuario di San Luca
Lo stile dominante è il barocco, caratterizzato da forme e volumi dinamici e curvilinei che si alternano in continue sporgenze e rientranze. L’edificio presenta un imponente tiburio ellittico, sobrio e compatto, sormontato al centro da una grande cupola con lanterna, che ospita un osservatorio a 42 metri d’altezza.
La facciata, che lascia intravedere le forme retrostanti, è costituita da un avancorpo modellato secondo le forme classiche del pronao: un ordine di paraste giganti in stile ionico sorregge un frontone, sotto il quale si apre un grande arco centrale. Ai lati della facciata, il porticato si sviluppa con due ali curvilinee che racchiudono il piazzale antistante e terminano con due tribune pentagonali a edicola. Il portale d’ingresso è fiancheggiato dalle statue di San Luca e San Marco, realizzate da Bernardino Cametti nel 1716, originariamente collocate nel presbiterio.
Il corpo del vecchio monastero domenicano e il campanile sono incorporati nel lato meridionale della costruzione.




L’interno è definito da una pianta ellittica su cui si innesta una croce greca, formata dall’asse centrale e dalle due cappelle maggiori laterali, e presenta un presbiterio rialzato, sulla cui sommità è collocata l’icona della Vergine col Bambino. Gli archi principali sono sostenuti da pilastri a fascio costituiti da tre colonne corinzie giganti.
Tra le opere presenti all’interno, si annoverano le pale d’altare di: Donato Creti (L’Incoronazione della Vergine, seconda cappella a destra, e La Vergine e i Santi Patroni di Bologna, seconda cappella a sinistra); Guido Reni (La Madonna del Rosario, terza cappella a destra); Guercino (una versione del Cristo che appare alla Madre, sacrestia maggiore); Domenico Pestrini (sacrestia maggiore).
Gli affreschi sono di Vittorio Maria Bigari (cappella maggiore) e di Giuseppe Cassioli (cupola). Gli stucchi sono opera di Antonio Borrello e Giovanni Calegari, mentre le statue sono di Angelo Gabriello Piò.






Lascia un commento