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San Maurizio al Monastero Maggiore

La Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, costruita sui resti di antichi edifici romani e soprannominata la Cappella Sistina di Milano, fu realizzata nel 1503 da due rinomati architetti del Cinquecento, il Dolcebuono e l’Amadeo.

Questi architetti lavorarono anche nei cantieri del Duomo di Milano, di Santa Maria delle Grazie, di Santa Maria presso San Celso e della Certosa di Pavia. Sin dall’epoca carolingia, la chiesa accoglieva le monache dell’ordine benedettino, una destinazione evidenziata dalla particolare disposizione degli spazi interni.

La pianta rettangolare della chiesa è divisa a metà da un muro affrescato: una metà era destinata al pubblico e frequentata dai fedeli, mentre l’altra era riservata esclusivamente alle monache, che non potevano oltrepassarne i confini.

Oggi il monastero è interamente visitabile e custodisce splendidi affreschi cinquecenteschi, molti dei quali realizzati dalla bottega di Bernardino Luini, con contributi di Boltraffio, allievo di Leonardo, di Vincenzo Foppa, dei fratelli Campi e di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio.

L’intero complesso, arricchito da una bella loggia a serliane e da un raro organo di Gian Giacomo Antegnati, rappresenta un esempio quasi intatto della scuola milanese del Cinquecento ed è senza dubbio una delle chiese più affascinanti e particolari di Milano.

La Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore si affaccia su Corso Magenta, situata accanto al Civico Museo Archeologico e a pochi minuti a piedi dal Castello Sforzesco e dal Duomo. All’arrivo, si è accolti da una facciata rivestita in pietra grigia di Ornavasso, piuttosto sobria, che non lascia presagire la magnificenza che si svelerà all’interno.

L’interno è adornato con un vasto ciclo di affreschi della scuola leonardesca, tanto da essere soprannominata la “Cappella Sistina” di Milano o della Lombardia.

La navata unica è coperta a volta ed è suddivisa in due sezioni da un tramezzo che separa lo spazio riservato alle monache, che assistevano alla messa da dietro una grata, da quello destinato ai fedeli. In entrambe le sezioni, la navata è affiancata da piccole cappelle con volta a botte, sormontate da una loggia a serliana. La volta, le pareti laterali, la parete divisoria e le cappelle sono decorate con affreschi risalenti al Cinquecento, che mostrano notevoli influenze della scuola lombarda e di quella forlivese, in particolare di Melozzo da Forlì e Marco Palmezzano.

Aula delle Monache
L’aula destinata alle monache di clausura fu la prima ad essere affrescata, a partire dal secondo decennio del Cinquecento. L’affresco più antico è probabilmente quello che decora la volta dell’arco del pontile addossato alla parete divisoria della chiesa, sopra il quale si riunivano le monache coriste. La volta �� adornata con un fondo blu notte, punteggiato da stelle dorate, sul quale sono raffigurati i quattro evangelisti, angeli musicanti, e al centro un medaglione con il Padre Eterno benedicente. L’opera, di gusto ancora tardo quattrocentesco, è attribuita alla bottega di Vincenzo Foppa, e si distingue per la dolcezza delle figure rappresentate, oltre che per la vivacità dei colori.

Organo a canne

Nell’aula delle monache si trova un organo a canne la cui cassa è stata decorata da Francesco de’ Medici da Seregno e suo figlio Giacomo. Lo strumento, costruito nel 1554 da Giovan Giacomo Antegnati, è interamente a trasmissione meccanica. Nel XIX secolo, subì delle modifiche, ma fu riportato alle sue caratteristiche originali durante il restauro del 1982. L’organo è composto da una tastiera di cinquanta note e una pedaliera di venti, sempre collegata alla tastiera.

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